Quando parliamo di rifiuti e di materiali di scarto la nostra mente di cittadini del XXI secolo ci porta a pensare a come poterli riutilizzare e non più a qualcosa che andrà eliminato. Riflettendo su gli ultimi 15 anni, notiamo come il nostro approccio alla gestione di un rifiuto sia completamente cambiato. Basti pensare che la quantità di rifiuti recuperati in Italia in questi ultimi anni è più che raddoppiata raggiungendo 65Mt nel 2020, delle quali circa il 54Mt riciclate. Grazie a questi numeri in continua crescita, il nostro paese è tra i più virtuosi della comunità europea superando la Germania (al secondo posto) con oltre 17 punti percentuali (Report Consorzio Italiano Compostatori).

La capacità di recuperare rifiuti non è importante solo in termini di riciclo della materia ma anche per la loro trasformazione in fonte energetica. Una serie di eventi hanno gettato le basi per alcuni cambiamenti verso modelli più circolari di economia; basti pensare alla recessione post pandemia e all’inizio di un conflitto che ha reso più difficoltoso l’approvvigionamento di alcune materie prime. Un cambiamento in direzione di una maggiore circolarità permetterà di aumentare il riciclo privilegiando il recupero di materiali rispetto alle materie prime vergini e quindi risparmiare energia e anche ridurre le emissioni di gas serra.

Ci sono numerosi rapporti e tavoli di lavoro nazionali che studiano e riportano l’andamento della filiera nazionale legata a rifiuto, riciclo ed economia sostenibile. Dalla valutazione di tutti questi dati e dalle opinioni discusse negli interventi presentati ad Ecomondo 2023, è evidente come l’Italia si dimostri attiva e lodevole nella differenziazione dei rifiuti ma, allo stesso tempo, sia necessario lavorare in modo più sostanziale sul reale recupero e riciclo ed al riutilizzo più massivo di quanto raccolto.

Basti pensare che il nostro paese ha già raggiunto alcuni degli obiettivi posti comunitari per il 2030, come ad esempio per la Carta e Cartone dove nel 2021 abbiamo riciclato l’85% di prodotto, superando già di fatto la direttiva europeo del 2030. 

Un rifiuto di grande importanza è sicuramente quello organico che dovrebbe diventare fonte principale di compost anche se gli impianti di compostaggio non sono ancora in grado di lavorare la quantità di materiale prodotto. (leggi questo articolo per approfondire questo argomento)

In merito alle materie plastiche, ed in particolare di PFU (pneumatici fuori uso), la nuova direttiva che vieta l’utilizzo di questo prodotto all’interno di intasi per campi sintetici, compromette sicuramente il riutilizzo di questo materiale che potrebbe, ad esempio, essere utilizzato con riciclo chimico per trattamento di pirolisi, richiedendo, di contro, l’implementazione dei i criteri di cessazione della qualifica del rifiuto (End of Waste).

Un altro aspetto molto importante, rimarcato costantemente dagli esperti del settore, è l’importanza di una buona differenziazione, la sensibilizzazione e la divulgazione al singolo cittadino delle modalità di esecuzione di una buona raccolta differenziata che non vanifichi in parte gli sforzi fatti.

In tutte le fasi di questo processo, a partire dalla caratterizzazione del rifiuto, fino al suo utilizzo in impianti o come materia prima, le indagini di laboratorio sono di estrema importanza. La caratterizzazione dei materiali riciclati è alla base di qualunque valutazione di utilizzo ed è per questo che scegliere la giusta strumentazione può fare una grossa differenza in termini di qualità del dato. Per la determinazione dei metalli, ad esempio, sono fondamentali strumenti come ICP OES, ICP MS, AAS, Sistemi di digestione con microonde. Altrettanto importante nei rifiuti è il potere calorifico e la quantificazione del TOC e DOC. Non ultimo per i rifiuti plastici è fondamentale poter determinare il Cloro, mentre per la carta è fondamentale il contenuto residuo di AOX.