Quando pensiamo alla coltivazione del riso la nostra mente immagina lunghe distese di risaie sommerse d’acqua in zone ad elevato contenuto idrico.

Questa immagine è tuttavia esplicativa solo del modo più diffuso di poter coltivare questo cereale, ma non è certo l’unica. È quindi forse possibile coltivare con successo il riso anche ove non vi sia abbondanza di risorsa idrica? A giudicare dai risultati riportati da recenti studi italiani, la risposta è affermativa.

Irrigazione ad aspersione delle coltivazioni di riso con EURice. Il suolo rimane perfettamente asciutto, fattore determinante per ridurre il bioaccumulo di As.

Infatti, un metodo irriguo alternativo (EURice) a quello tradizionale è stato sviluppato dall’Università di Sassari dove un Team di agronomi e di chimici analitici ha portato avanti uno studio sull’ecosostenibilità della coltivazione del riso in Sardegna, regione climaticamente vocata per tale coltura, ma povera di acqua.

Lo studio ha dimostrato che la cosiddetta “irrigazione per aspersione” è in grado di ridurre di oltre il 70% il consumo idrico rispetto alle tecniche tradizionali, senza peraltro osservare significativi cali di resa. Con questo metodo intermittente si usano irrigatori a medio-bassa portata, e l’intervento irriguo viene realizzato con frequenza e quantità tali da reintegrare esclusivamente le esigenze evapotraspirative del sistema suolo-pianta.

Al di là del risparmio idrico, argomento di enorme attualità in tempi di global warming, uno degli aspetti più interessanti di EURice è il suo grande livello di sicurezza alimentare. Con esso, infatti, si minimizza il contenuto di residui tossici da fertilizzanti e da trattamenti fitosanitari, ma soprattutto si riduce al minimo assoluto il contenuto di metalli fortemente tossici quali l’arsenico (As) e il cadmio (Cd). Essi sono fortemente bioaccumulati nel riso e rappresentano un reale emergenza sanitaria in Paesi forti consumatori, quali Cina, Giappone, India, e Bangladesh. Il problema dell’elevato contenuto di As e Cd nel riso, da decenni noto a livello globale, colpisce prevalentemente categorie deboli quali anziani, malati e bambini. Quest’ultimo aspetto ha portato alcuni pediatri statunitensi a sconsigliarne la somministrazione di alimenti a base riso ai neonati.

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EURice riesce ad abbattere il contenuto di As nel riso fino a -98% della concentrazione misurata nel riso irrigato in maniera tradizionale. Questo dato medio è ottenuto per oltre 50 genotipi di riso proveniente da diverse annate, mentre l’abbattimento della concentrazione del Cd è compreso tra il 15 ed il 50% in funzione della varietà e dell’annata agraria (vedi Bibliografia, clicca qui).

Gli studi pubblicati dal gruppo di ricerca dimostrano che il contenuto di As e Cd all’interno dei campioni di riso analizzati sono sempre assai inferiori a quelli indicati come limiti di legge nei paesi UE ma addirittura, nel caso dell’As, si riscontrano nel riso concentrazioni simili a quelle rilevate in acque potabili (ossia, al di sotto di 10 microgrammi/kg).

Addirittura, la coltivazione del riso irrigato per aspersione su suoli pesantemente inquinati da As e Cd produce granella del tutto commestibile, mentre è frequente riscontrare concentrazioni elevate dei due elementi per riso irrigato in maniera tradizionale coltivato su suoli non inquinati!

Questo rende il prodotto non solo estremamente ecocompatibile, ma anche dotato di un livello superiore di sicurezza alimentare rispetto a quello da classica coltivazione in risaia.

Questo prodotto, 100% Italiano, ha un potenziale estremamente elevato e potrebbe costituire una svolta nella futura coltivazione del cereale.

Come vengono determinati As e Cd nel riso? Questa determinazione analitica è critica, soprattutto per il riso irrigato per aspersione, per il quale le basse concentrazioni di questi inquinanti necessitano di elevati quantitativi di campione, spesso non gestibili da sistemi di mineralizzazione convenzionali, e da strumentazione analitica molto sensibile.

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