Acidità del suolo e sue implicazioni

Il pH del terreno è un parametro essenziale, con un impatto significativo su tutte le reazioni chimiche che avvengono nel suolo: un aspetto cruciale è infatti il suo potere tampone, ovvero la capacità di resistere alle variazioni di pH.

Questa capacità dipende dalla quantità e dal tipo di argille e sostanze organiche presenti nel suolo, che contribuiscono alla sua acidità in funzione del loro numero di siti di scambio (cariche superficiali positive o negative) e grado di saturazione. I principali ioni coinvolti in questo processo sono le basi di scambio come potassio (K), magnesio (Mg), calcio (Ca) e sodio (Na).

La gestione dell’acidità del terreno è infatti fondamentale per garantire la crescita ottimale delle piante, poiché un pH troppo basso può ridurre la disponibilità di nutrienti e influire negativamente sulla crescita delle colture.

Generalmente, le piante prosperano in terreni con un pH compreso tra 6 e 7, mentre valori inferiori a 5,5 sono spesso limitanti a causa della ridotta attività microbica, della scarsa decomposizione della sostanza organica e della bassa solubilità del fosforo, elementi che complessivamente riducono la disponibilità di nutrienti essenziali per le piante. La correzione del pH viene quindi eseguita solo quando strettamente necessario ed economicamente giustificato, tenendo conto dell’acidità complessiva del suolo (sia attiva che di scambio) e della sua composizione, poiché suoli con caratteristiche diverse, come quelli argillosi rispetto a quelli sabbiosi, richiedono approcci differenti per la correzione del pH.

L’acidità attiva è data dagli ioni idrogeno liberi nella soluzione del suolo, viene comunemente misurata attraverso test del pH e rappresenta un indicatore immediato della necessità di interventi correttivi. Tuttavia, anche dopo l’applicazione di correttivi come la calce agricola, che neutralizza gli ioni idrogeno presenti, può entrare in gioco l’acidità di scambio. L’acidità di scambio rappresenta la quota di cationi acidi come H+ e Al3+ legati ai colloidi minerali e organici del terreno, liberabili solo tramite reazioni di scambio con altri cationi, rendendo il processo di regolazione del pH più complesso e meno immediato. Questa caratteristica è fondamentale in quanto, in suoli con elevata acidità di scambio, il pH tende a essere stabile e resistente alle variazioni. I terreni con elevata acidità di scambio sono quindi considerati ben tamponati, di conseguenza la correzione del pH può risultare complessa e richiedere interventi più intensivi (come, ad esempio, la necessità di una maggiore quantità di calce per raggiungere il pH target desiderato), soprattutto quando il pH è estremamente basso e limitante per le colture.

Come si misura l’acidità di scambio?

Per misurare l’acidità di scambio, si utilizza una procedura che prevede l’estrazione degli ioni acidi dai colloidi del terreno mediante una soluzione di cloruro di potassio (KCl). In presenza di K+, gli ioni acidi (H+ e Al3+) vengono liberati in soluzione. L’estratto ottenuto viene poi titolato con una soluzione di idrossido di sodio a pH 8,0 per determinare il livello di acidità di scambio, calcolato sottraendo il volume utilizzato per un’estrazione in bianco. Questa misurazione è fondamentale per stabilire la quantità precisa di calce necessaria per la correzione del pH del terreno, soprattutto in suoli con elevata capacità tampone.

Soluzioni automatiche per l’acidità di scambio nei terreni di MANTECH

L’acidità di scambio, pur essendo una misurazione che richiede tempo, può essere determinata in modo più efficiente attraverso l’ausilio di sistemi automatizzati, come quelli offerti da MANTECH. La serie MT di analizzatori ambientali e multiparametrici consente di ottimizzare l’analisi del pH e dell’acidità di scambio in grandi volumi di campioni di terreno. Questi strumenti sono disponibili in varie configurazioni, da semplici sistemi da banco (MT3, MT5) a soluzioni con autocampionatore (MT10, MT30, MT100), facilitando e accelerando il processo di gestione dell’acidità del suolo, un elemento chiave per la salute e la produttività dei terreni agricoli.